In questa rubrica le notizie provengono dalla caverna, come l’uomo del mito di Platone e, proprio come lui, uscendo acquisiscono una nuova luce e nuove conoscenze. Per questo motivo qui ci proponiamo di raccontare ogni giovedì quella filosofia che è al centro della vita dell’uomo da millenni.


Dante e la filosofia: dalla Politica ai Trattati (seconda parte)

Leggi la prima parte dell’undicesima puntata

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Il rapporto di Dante con la filosofia non si limita però alle teorie esposte nella Monarchia. Prima di questo trattato, egli aveva iniziato a comporre un’altra opera in volgare, il Convivio. Il convivio è “un’enciclopedia incompiuta del sapere medievale” (Luperini), rielaborata in chiave personale e composta in latino, composta da trattati organizzati in forma di commento a testi poetici introduttivi. 

Il titolo dell’opera è spiegato dall’autore nel primo trattato: egli intende apparecchiare un convivio, un banchetto metaforico in cui agli ospiti vengono serviti gli argomenti del sapere, attraverso il quale Dante dichiara di provare il piacere della filosofia. La sua intenzione è quella di condividere in maniera accessibile a quante più persone possibili le proprie scoperte, specie a chi non possiede una solida preparazione culturale. 

Nel primo trattato spicca la scelta di un pubblico nuovo, per un’opera di carattere dottrinario esso non è più composto esclusivamente da intellettuali, ma da tutti coloro che desiderano conoscere e che non hanno avuto la possibilità di accostarsi agli studi. Nel secondo e terzo trattato Dante informa che dopo la morte di Beatrice egli cercò di consolarsi con lo studio della filosofia, aiutato dalla lettura della Consolazione di Filosofia di Boezio e dal trattato L’amicizia di Cicerone. 

Da questo momento, la “donna gentile” citata negli ultimi capitoli della Vita Nova, diviene allegoricamente la rappresentazione della Filosofia. Fu ella con il suo amore a consolare Dante per la scomparsa della donna amata. 

I tre temi fondamentali del Convivio sono la difesa del volgare, l’esaltazione della filosofia e la discussione intorno all’essenza della nobiltà. L’interesse per gli studi filosofici costituisce in Dante un importante ampliamento teorico e culturale rispetto alla tendenza stilnovista. L’amore per la filosofia trasmette un bisogno nuovo di dare la giusta importanza all’intellettuale nella società, negli stessi anni in cui il poeta si dedica assiduamente alla vita politica cittadina. Il nuovo intellettuale è per Dante il risultato della tradizione classica e di quella comunale sotto influenza del modello religioso cristiano. L’obiettivo dell’intellettuale è quindi non solo quello della diffusione culturale, ma anche quello di fornire un modello etico all’interno della concezione globale della storia e del suo destino.

Nella conclusione del secondo trattato Dante scrive che, ispirato dalla Filosofia, scelse di andare dove ella si “dimostrava veracemente”, cioè cominciò a frequentare a Firenze le scuole conventuali dei domenicani e dei francescani aperte ai laici.

Le conoscenze filosofiche di Dante emergono anche nella Commedia, a partire dalla descrizione della “filosofica famiglia” raccolta attorno ad Aristotele, il “maestro di color che sanno” nel canto IV dell’Inferno. 

“Poi ch’innalzai un poco più le ciglia, 
vidi ’l maestro di color che sanno 
seder tra filosofica famiglia. 
Tutti lo miran, tutti onor li fanno: 
quivi vid’ïo Socrate e Platone, 
che ’nnanzi a li altri più presso li stanno“.
(Inferno, Canto IV, vv. 130-135)

A cura di Chiara Pillicu


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