In questa rubrica le notizie provengono dalla caverna, come l’uomo del mito di Platone e, proprio come lui, uscendo acquisiscono una nuova luce e nuove conoscenze. Per questo motivo qui ci proponiamo di raccontare ogni giovedì quella filosofia che è al centro della vita dell’uomo da millenni.
È egoista chi ama se stesso? Ci risponde Aristotele
Aristotele nella sua filosofia si occupa di questo quesito e offre una visione opposta a quella per la quale si considera in maniera dispregiativa chi ama sé stesso, in greco phìlautos, accusato di non fare nulla che prescinda da sé, e virtuoso colui che per un amico trascura la propria persona. Il filosofo è in disaccordo con questo pensiero perché se una persona vuole il bene per sé e sa qual è questo bene, farà quello stesso bene per il suo amico. I sentimenti di amicizia infatti partono dall’individuo stesso e dal suo amore, per poi estendersi agli altri, dal momento che è con se stessi che bisogna essere amici al massimo grado.
Ma quindi cosa significa essere egoista? Aristotele afferma che sono egoisti gli uomini che assegnano a se stessi la parte maggiore delle ricchezze, degli onori e dei piaceri del corpo, oggetti del desiderio di molti e per questo contesi. Il saggio, attribuendo a se stesso le cose più belle e i più grandi beni, dovrebbe essere considerato massimamente egoista, ma agisce con virtù, poiché ricerca opere di bene e bellezza. Nel saggio domina l’intelletto, per cui, nonostante si possa ritenere estremamente egoista, si parla di un egoismo diverso, poiché vive secondo ragione piuttosto che secondo passione e desidera ciò che è bello piuttosto che ciò che appare vantaggioso.
Di conseguenza colui che è buono è necessariamente anche egoista, perché disprezza le ricchezze materiali e si avvantaggerà nel fare ciò che è bello per sé, però allo stesso tempo procurerà vantaggio agli altri: la virtù e la bontà lo portano ad agire in favore dei suoi amici, della patria e dell’intera comunità. Non è invece egoista il malvagio, che danneggia se stesso e coloro che gli sono vicini seguendo cattive passioni.
In altre parole l’uomo virtuoso agisce con intelligenza e ragione, mentre l’uomo malvagio non trova un punto d’unione tra il suo dovere e le sue azioni.
Il dibattito troverà ancora voce nell’epoca moderna, quando verrà considerata la philautìa matrice di ogni vizio da una parte e fonte di perfezionamento e dovere dall’altra.
A cura di Laura Coghe
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“Uno o tre? Il tempo nell’Antica Grecia”
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