In questa rubrica le notizie provengono dalla caverna, come l’uomo del mito di Platone e, proprio come lui, uscendo acquisiscono una nuova luce e nuove conoscenze. Per questo motivo qui ci proponiamo di raccontare ogni giovedì quella filosofia che è al centro della vita dell’uomo da millenni.
L’epicureismo nel tempo: come la sua riflessione può esserci utile ancora oggi
La riflessione filosofica epicurea si concentra sull’analisi dei tre elementi essenziali dell’esperienza umana: il piacere, il dolore e il desiderio. Epicuro dice di evitare il dolore e di cercare il piacere, e da questa riflessione scaturisce una terapia esistenziale e una metodica per raggiungere la felicità, ideata per l’uomo ellenistico smarrito in un’epoca non priva di profondi mutamenti, ma che nel corso dei secoli è parsa all’uomo sempre molto attuale.
Per Epicuro la virtù non deve coincidere con lo sforzo della ragione, ma dev’essere qualcosa che piace e attrae. Inoltre il saggio epicureo per essere felice dev’essere in grado di governare il desiderio, che è dato da una mancanza e porta a un continuo stato di inquietudine.
La cultura cristiana nel Medioevo ha a lungo censurato la visione dell’uomo come dominato dal desiderio e dalla polarità piacere-dolore, poiché la cultura cristiana promuoveva invece un’ideale di virtù basato sull’eliminazione degli istinti naturali per seguire una via di disciplina e rinuncia.
In età moderna invece Epicuro è stato rivalutato nel contesto culturale umanistico-rinascimentale, caratterizzato dalla riscoperta delle opere della classicità. Uno dei primi interpreti di questa nuova visione della filosofia epicurea è stato Lorenzo Valla. Nel suo dialogo “Sul piacere“, considerato manifesto dell’ “epicureismo cristiano”, l’autore condivide la tesi di Epicuro, secondo cui il piacere è l’unico bene umano; Valla inoltre afferma che l’unico elemento cui l’uomo nella sua vita deve tendere è la voluptas, perché l’uomo per natura tende all’utilitas, cioè il vantaggio di una vita privata e pubblica.
Il suo pensiero è stato condannato come immorale e anticristiano, ma Lorenzo Valla voleva provare non fosse incompatibile con il cristianesimo. Per Valla infatti il cristiano, poiché rinuncia ai beni terreni per quelli celesti con la gioia come fine ultimo, è come il saggio epicureo, che rinuncia ai piaceri inautentici per perseguire quelli autentici.
Passando al mondo contemporaneo, si incontrano numerosissime personalità che sostennero e portarono avanti quanto sostenuto da Epicuro, come Giacomo Leopardi, gli illuministi, Friedrich Nietzsche, Sigmund Freud e non solo. Ad esempio Leopardi arricchirà la teoria del piacere, che vede l’uomo sempre alla ricerca di un piacere infinito come soddisfazione di un desiderio illimitato, con l’idea che l’uomo trova piacere solo nell’attesa e nell’inconsapevolezza di ciò che accadrà in futuro.
La lettera a Meneceo, scritta da Epicuro nel III secolo a.C., è uno degli elementi che può essere considerato tuttora più attuale. Infatti Epicuro indicò una strada utile a tutti indistintamente per raggiungere la felicità. Con ciò la filosofia si presenta non più solo come uno strumento conoscitivo o un sapere specialistico, ma come qualcosa alla base della natura umana, un esercizio vantaggioso per tutti.
Nell’odierna società occidentale si rivela particolarmente attuale la riflessione fondata sull’aponia, assenza di dolore fisico, e sull’atarassia, assenza di turbamento dell’anima: la vita è infatti sempre più finalizzata al benessere e pensa esclusivamente a piaceri irrazionali. Ed è proprio questo il tipo di società che Epicuro mira ad aiutare nel raggiungimento del piacere autentico, cioè la semplice capacità di soddisfare i piaceri naturali e necessari, come la sete e la fame. Questa sua classificazione dei piaceri ha condotto a un ascetismo della ragione, che permette di dare equilibrio alle passioni umane.
Il piacere di Epicuro consiste dunque nella rinuncia alla ricerca dei beni, in quanto unico modo per colmare il senso di mancanza dato dal desiderio bisogna accontentarsi di ciò che si ha, non desiderando il superfluo per evitare la sofferenza.
Un’altra riflessione molto attuale è quella relativa al tempo: Epicuro ci ritiene del tutto padroni del nostro domani e dunque invita a non procrastinare la gioia che potremmo vivere in questo momento. Questo suo pensiero verrà poi ripreso da Orazio, che nel suo “Quam minimum credula postero” (“Confidando il meno possibile nel domani”) invita l’uomo a cogliere l’attimo.
Insomma l’epicureismo è un modo molto moderno di interpretare la realtà e può diventare una guida per chi è legato alla visione di una vita ancorata alla prospettiva di fare tanti sacrifici per poi un giorno, lontano, godersi i frutti dei tanti affanni accumulati.
A cura di Laura Coghe
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