In questa rubrica le notizie provengono dalla caverna, come l’uomo del mito di Platone e, proprio come lui, uscendo acquisiscono una nuova luce e nuove conoscenze. Per questo motivo qui ci proponiamo di raccontare ogni giovedì quella filosofia che è al centro della vita dell’uomo da millenni.


Dall’allievo al maestro: intervista doppia a Platone e Socrate 

Atene, 347 a.C. 

Al calar del sole la strada che porta all’acropoli è sempre meno affollata. 

È una serata leggera, nella città si respira l’aria dell’estate che sta per arrivare, ma i volti delle persone sono spenti. In piazza oggi non ci sono state risate, né scherzi, i dibattiti e le riunioni non sono stati ascoltati, e neanche gli uomini hanno avuto la forza di discutere.

Gli spettacoli teatrali sono stati cancellati, le lezioni interrotte.

Da quando Platone si è spento, ad Atene vige il silenzio.  

I nostri passi sono pesanti, squarciano il velo di quiete che ha avvolto la polis, ma decidiamo di continuare il nostro cammino. Ci avviciniamo sempre di più all’agorà ormai vuota, mentre il vento comincia a soffiare, creando un’atmosfera surreale. Appena arrivati però, dei bisbigli da dietro ci distraggono, facendoci voltare verso il peristilio. Ed è proprio tra quelle colonne che riusciamo a scorgere la presenza di due uomini seduti insieme, che ci fanno segno di avvicinarci. Sembrano due volti conosciuti, ma il più anziano ci anticipa: “Sedetevi, ora che tutti sono nelle loro case è arrivato il tempo di dare un ultimo saluto alla nostra gente, e lo faremo attraverso voi”. Il più giovane continua: “Potrete farci le domande che volete, prego

Penso di aver intuito chi siete, ma prima di iniziare con le domande, potreste fare una vostra presentazione?

S: Sono Socrate, uno dei pensatori del mondo antico più celebri in assoluto, filosofo teso alla ricerca del bene e della virtù, ostetrico della verità. È stato possibile conoscermi meglio solo grazie ai dialoghi di Platone, di cui ho fatto parte fino agli scritti della vecchiaia“.
P: E io sono Platone, colui che è considerato il filosofo per eccellenza, che muove come un burattinaio le fila della filosofia precedente e successiva alla sua epoca, proponendo temi che verranno trattati sino al ‘900“. 

Allora siete proprio voi, ci potete raccontare come vi siete conosciuti?

S: Io e Platone ci siamo conosciuti circa nel 408 a.C., quando è diventato un mio allievo“. 
P: Dopo essere diventato un allievo di Socrate, ho voluto approfondire e porre alla base del mio pensiero i concetti della sua filosofia. Inoltre, ho scritto per tutta la vita dei dialoghi per continuare a far rivivere personaggi ormai assenti, come il mio maestro stesso, attraverso cui ho illustrato il mio pensiero“. 

Come mai avete deciso di dedicarvi alla filosofia? 

S: Dopo avermi sentito parlare in piazza, un mio amico si è recato dall’oracolo di Apollo a Delfi, chiedendo chi fosse l’uomo più sapiente di tutti, e riportando una notizia per me sconvolgente: la Pizia ha infatti risposto: “È Socrate”. Io però ho interpretato in questo modo l’oracolo: sapiente è colui che è consapevole di non sapere, perchè, essendo la sapienza posseduta solo dagli dei, chi pensa di sapere non possiede nulla, infatti i mortali vanno alla ricerca di essa. Ho deciso di dedicarmi alla filosofia quando ho sentito la necessità di rendere consapevoli i miei concittadini, scegliendo i sapienti della mia città per renderli consapevoli del loro non sapere e del bisogno della ricerca del sapere e della verità attraverso l’utilizzo del mio methodos“. 

P: Da giovane mi sono dedicato alla poesia, nella quale eccellevo, ma, quando il mio maestro è stato condannato a morte, ho deciso di bruciare tutti i miei scritti per rivendicare quello che è stato l’uomo più giusto di tutti, condannato da una società malata che non distingue il giusto, il bene e la verità dall’ingiusto e dal male. Socrate ha avuto la possibilità di scappare, ma ha preferito non diventare un mistificatore rimanendo coerente con il suo insegnamento. Durante la mia vita ho cercato di curare la società corrotta di Atene, attraverso la filosofia, che come un pharmakon, ha saputo essere antidoto per la città malata“.

Platone, tu hai reso celebre un dialogo in cui il tuo maestro, Socrate, parla dell’amore, volete spiegarci in breve che cos’è per voi questo sentimento che lega gli uomini da sempre? 

P: L’amore per me è il rapporto che l’apprendere stabilisce tra l’uomo e l’essere. 
Esso è l’aspirazione dell’anima a tornare attraverso la reminiscenza nell’iperuranio, dove sono presenti i modelli originari di tutte le cose e la vera realtà.
Attraverso le parole di Socrate nel Simposio, ho raccontato la nascita di Eros, un demone tra l’umano e il divino, nato dall’unione della dea Penia e del mortale Poros. Eros, l’Amore, è, per analogia, come il filosofo, in quanto mancante di qualcosa, essendo demone. 
Eros, avendo preso la bruttezza della madre ma l’ingegno del padre, cerca la bellezza, mentre il filosofo cerca la sapienza
“.

S: Il mio allievo, nonostante io disapprovi l’utilizzo della scrittura che porta la verità contenuta nelle parole a congelarsi, ha reso perfettamente attraverso questo mito, la mia concezione di amore: l’amore è mancanza, continua e incessante ricerca. L’amore non è dolce, talvolta può essere crudele e portare sofferenza, in quanto desiderio vissuto in condizione di povertà“. 

Sono due pensieri bellissimi, ma temo che il nostro tempo stia per finire. 

Quale pensate sia la frase che possa descrivervi meglio e possa aiutarci a ricordarvi?

P: L’anima di un uomo è immortale e incorruttibile”. È una frase del Fedro, una mia opera in cui, tra le altre, è presente una discussione sull’anima“.

S: Non è forse questa ignoranza, la più riprovevole, l’essere convinti di sapere le cose che invece non si sanno?”. È una delle frasi che ho detto durante la mia condanna a morte, e voglio che sia di insegnamento per tutti“. 

La notte è ormai scesa su Atene, ed è tempo anche per noi di fare ritorno alle nostre abitazioni. Socrate e Platone si guardano soddisfatti della breve conversazione che abbiamo avuto. Prima di congedarci, ringraziamo i due filosofi, che ci hanno permesso di entrare nel loro pensiero ancora una volta attraverso i loro discorsi. È un incontro insolito, quello di stasera, e ci sembra che mentre ripercorriamo la strada fatta per arrivare in piazza le figure dei due uomini si dissolvano nel vento mentre ci salutano.  

Quello che non verrà cancellato però, è il ricordo di questo incontro, che ha inevitabilmente lasciato qualcosa dentro ognuno di noi.

A cura di Chiara Pillicu


Leggi anche le puntate precedenti:

“Il concetto di identità fra verità e menzogna”

“È egoista chi ama se stesso? Ci risponde Aristotele”

“Dietro al velo di Maya”

“Uno o tre? Il tempo nell’Antica Grecia”

“L’epicureismo nel tempo: come la sua riflessione può esserci utile ancora oggi”

“E se tutto ciò che ci circonda non fosse reale?”