In questa rubrica le notizie provengono dalla caverna, come l’uomo del mito di Platone e, proprio come lui, uscendo acquisiscono una nuova luce e nuove conoscenze. Per questo motivo qui ci proponiamo di raccontare ogni giovedì quella filosofia che è al centro della vita dell’uomo da millenni.
Il fuoco come principio del mondo
Il fuoco è per definizione l’effetto di una combustione che si presenta attraverso un vivo bagliore che genera luce. Fin dalle origini, quando l’uomo imparò a controllarlo, divenne un elemento fondamentale per le sue funzioni legate al calore e alla luce, tanto da generare nei secoli a venire un profondo amore e una considerazione quasi magica di tale elemento, come dimostrano il culto e la mitologia greci, ricchi di riferimenti al fuoco.
Probabilmente fu per questo che dagli albori divenne interesse dei primi filosofi. Primo tra tutti Eraclito: per lui il fondamento del mondo è il divenire, perché niente è mobile e tutto muta; l’elemento naturale che più incarna il concetto è per lui il fuoco, che ha il potere di trasformare tutte le cose e allo stesso tempo ha una fiamma animata da un grande dinamismo, che muta incessantemente. Se dunque il divenire è il principio che genera ogni cosa e il divenire è il fuoco, conseguentemente esso stesso è l’essenza che modifica il tutto, attraverso la combustione: il combustibile dell’Universo è la vita. Il fuoco infatti con l’avanzare del tempo brucia ogni cosa e rappresenta il principio di fine e di inizio, dove tutto nasce e tutto muore, che governa ogni cosa. Di conseguenza, dato che governa ogni cosa, il filosofo lo fa coincidere con il logos, cioè la ragione, che è esso stesso causa del divenire, motivo per cui Eraclito trova che questi due elementi, fondanti nella sua filosofia, siano in stretta corrispondenza.
Rimanendo nel pensiero delle origini occorre parlare della posizione centrale che occupava il fuoco nell’astronomia del pitagorico Filolao di Crotone. Egli pensava che al centro di tutto ci fosse il fuoco, chiamato “Hestia” (focolare), dal quale si era generato tutto il resto, e che proprio lì ogni cosa dovesse tornare. Il tempo che intercorre tra la nascita dal fuoco e il ricongiungimento ad esso fu chiamato “anno cosmico”.
A porre il fuoco alle origini del mondo troviamo poi i cosiddetti fisici pluralisti, che però assieme a questo misero anche la terra, l’acqua e l’aria. Tra questi c’è Democrito, che parla in particolare degli atomi, gli infiniti elementi originari delle cose, composti da fuoco, in grado di generare calore grazie al loro moto rapidissimo, riprendendo quanto detto da Eraclito a proposito del divenire.
Si trova a parlare di fuoco nella sua filosofia anche Platone, in particolare nel momento in cui si trova a raccontare il mito della caverna. In questo mito, forse il più famoso tra quelli di Platone, tanto da dare il nome a questa rubrica, i prigionieri, incatenati dalla loro nascita sul fondo di una caverna, si trovano a fissare delle immagini proiettate sul muro attraverso una fonte di luce che si trova alle loro spalle: il fuoco. In questo caso gli oggetti proiettati sono figura di ciò che c’è fuori dalla caverna, ovvero gli oggetti reali, e il fuoco è figura del sole, perché con la sua luce permette di vedere e di conseguenza di conoscere. Infatti nella cultura greca in generale, e non strettamente legata all’ambito filosofico, la luce era fondamentale in quanto mezzo di conoscenza: c’era anche un importante culto legato a questa, perché è solo grazie ad essa che si può vedere e per i greci vedere significa sapere e quindi luce e conoscenza trovano in loro una coincidenza. Con il concetto di oida infatti si intende io ho visto, dunque so: è negli occhi il principio del sapere, si arriva alla conoscenza solo attraverso l’esperienza diretta, resa possibile grazie alla vista.
Si passa quindi da fuoco come ragione, a fuoco come luce e modo per conoscere, dunque causa di conoscenza, perché illumina e permette di sapere.
Senza sapere non ci sarebbe la filosofia e il pensiero e di conseguenza l’uomo, in quanto caratteristica che lo distingue da tutto il resto, quindi anche per questo indispensabile.
Con queste basi poi il pensiero si sviluppa, arrivando il fuoco a coincidere per gli stoici con il mondo stesso. Loro, retti sulle radici eraclitee, individuarono il fuoco come divina religione cosmica, in quanto, come detto, elemento per eccellenza che trasforma e si trasforma. Questo fuoco però non è propriamente quello che ci immaginiamo, che ardendo distrugge ogni cosa, ma piuttosto uno pneuma (soffio) caldo e vitale che non solo crea, ma che allo stesso tempo si cura del mantenimento delle cose generate. Per questo gli stoici lo chiamano “ragione staminale del mondo”, perché ogni cosa nasce da questo “seme razionale”.
Credono inoltre nell’esistenza di cicli cosmici: questi iniziano e finiscono con quella che viene chiamata conflagrazione, il momento avviene la distruzione di quanto generato per mezzo della combustione, in questo modo inizia un altro ciclo cosmico, identico a quello precedente, in cui avvengono gli stessi fatti e dove esistono le stesse persone.
A cura di Laura Coghe
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