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Capodanno: l’ultimo giorno dell’anno tra storia e tradizione

Qualche settimana fa con un articolo (scritto da Sabrina El Assad, che potete leggere a questo link) vi abbiamo raccontato le origini e le varie e interessanti tradizioni legate al Capodanno cinese. Oggi invece ampliamo un po’ l’argomento, andando a scoprire la storia della festa dell’anno nuovo concentrandoci soprattutto sull’Italia e sul continente europeo.

È una delle feste più attese sia dai grandi sia dai piccini, e segna l’inizio di un nuovo anno: il Capodanno è inoltre per molti un momento di riflessione oltre che di celebrazione, un momento per guardarsi indietro nel proprio passato e con speranza avviarsi all’anno nuovo, ancora tutto da scoprire. Di solito in Italia si festeggia incontrandosi con parenti o amici la notte del 31 dicembre, giorno del martirio di san Silvestro, ma non in tutto il mondo è così.

Che significato e origini ha dunque la festa di San Silvestro?

Per capire la storia del Capodanno dobbiamo tornare indietro al tempo degli Antichi Babilonesi: a fine marzo era infatti tradizione celebrare il festival religioso dell’Akītu, in cui si accoglieva l’anno nuovo ricordando la vittoria del dio del cielo Marduk sulla malvagia dea del mare Tiamat.

Tuttavia, il Capodanno così come lo conosciamo si affermò più propriamente nell’Antica Roma, al tempo di Giulio Cesare, che nel 46 a.C. introducendo il calendario giuliano spostò il primo giorno dell’anno da fine marzo al 1 gennaio. Le celebrazioni per l’anno nuovo coincidevano così con le feste pagane dedicate al dio Giano – da cui prende il nome il mese stesso di gennaio – che seguivano i Saturnalia, celebrati l’ultimo periodo dell’anno in onore del dio Saturno. In onore di queste celebrazioni le case venivano decorate con rami d’alloro, ci si scambiavano doni e ci si riuniva per festeggiare.

Nonostante molti paesi europei adottarono il calendario giuliano durante il Medioevo, vi era sempre una grande varietà di date in cui si celebrava il primo giorno dell’anno: ad esempio, fino al 1752 in Inghilterra e Irlanda esso era il 25 marzo (Giorno dell’Incarnazione), mentre in Puglia, Calabria e Sardegna invece il primo giorno dell’anno secondo la tradizione bizantina, che ricalcava quella romana in tutto tranne che nelle date di inizio e fine dell’anno, è stato a lungo il 1 settembre. Pensiamo al fatto che in sardo settembre si traduce Cabudanni: questo perché a settembre iniziava anche l’anno agricolo, con la vendemmia e l’inizio del raccolto, ed è sempre stato tempo di contratti e nuovi rapporti di lavoro.

Le diverse date vennero poi fatte coincidere tutte nel 1 gennaio da papa Innocenzo XII nel 1691, con l’ufficializzazione del calendario gregoriano. In Italia poi, durante il regime fascista, il Capodanno venne spostato al 28 ottobre – anniversario della marcia su Roma – per poi tornare al consueto 1 gennaio dopo la caduta della Repubblica Sociale Italiana.

I festeggiamenti del Capodanno prevedono numerosi rituali tradizionali scaramantici, rispettati più o meno strettamente a seconda delle culture. In Italia ad esempio vi è l’usanza di vestire intimo di colore rosso, mangiare lenticchie alla cena del 31 come auspicio di ricchezza o di baciarsi sotto il vischio.

In Spagna si usa invece mangiare dodici chicchi d’uva, uno per ogni rintocco dell’orologio, il cui principale si trova in Puerta del Sol a Madrid.

Infine, nelle comunità della Russia e alcuni paesi dell’ex Unione Sovietica i più piccoli attendono l’arrivo di Ded Moroz e sua nipote Sneguročka, Nonno Gelo e la Fanciulla di Neve, corrispondenti a Babbo Natale.

A cura di Laura Murroni


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