Le Muse erano custodi della cultura e delle arti, perciò danno il nome a questa rubrica, che potrete leggere ogni martedì. All’interno forniremo consigli e approfondimenti attorno a temi di letteratura, cinema e musica.


L’incendio del bosco grande

È il 23 luglio del 2021. Una macchina prende fuoco nella stretta gola di Bau ‘e Mela, appiccando un rogo che viene circoscritto e domato nel corso della giornata. 
Ma c’è molto, troppo caldo e il clima torrido, i forti venti e la siccità permettono all’incendio di riprendere improvvisamente vigore la mattina seguente. 
Come un invincibile e fiammeggiante drago, il rogo inizia a divorare tutto ciò che incontra sul suo cammino e il Montiferru va a fuoco. 
Nella notte tra il 24 e il 25 luglio le lingue di fuoco dardeggiano sul monte e dilagano spinte dal vento verso la costa ovest. La mattina del 25 le fiamme sovrastano il boato dei canadair e degli elicotteri creando un inferno di quattro giorni esteso per cinquanta chilometri con fiamme alte anche cinquanta metri dove tutto brucia, senza alcuna pietà.

È estate e Monica si trova nell’arcipelago della Maddalena, a bordo della barca a vela di un amico. Ma nel bel mezzo della sua vacanza, presa dal lavoro della sua clinica veterinaria, un’immagine la sconvolge: in uno scatto notturno vede la sua montagna bruciare, il suo mare sovrastato dalle fiamme. All’alba del 25 luglio nella sua clinica a Oristano cominciano i primi ricoveri degli animali mangiati dalla fiamme. 
Il mostro di fuoco non è stato domato e Monica deve rientrare a casa di corsa. 

Come molti della sua specie Metà è nata a fine aprile insieme a due fratelli, Corbezzolo e Rosaspina. Mamma volpe li ha fatti nascere in una bellissima tana ricavata all’interno di una grande siepe di rovo, lentischio e fichi d’India. Per i primi tempi il pranzo arriva “a domicilio” e la tana continua a essere il rifugio sicuro, ma quando Metà e i fratelli cominciano a crescere, escono all’aperto scoprendo la natura della foresta e gli animali che la abitano. Quando iniziano ad accompagnare la mamma a Caccia, Metà se la cava, ma non è abile come il fratello Corbezzolo. Mentre la sorella Rosaspina, decisamente inadatta, rimane in disparte la nostra volpe comincia ad osservare la cattura delle prede, dalle più piccole alle più grandi. 
Ormai diventate grandi, le volpi scoprono una fonte d’acqua costruita dall’uomo e cominciano a dividersi, soprattutto nelle avventure di caccia notturne. 

La notte dell’incendio nella foresta si sente un rumore cupo e lontano, simile ad un ululato minaccioso. Metà improvvisamente non capisce che succede: Cosa sono quelle nuvole minacciose? Perchè c’è così tanto caldo? Perché c’è un traffico insolito di animali che si dirigono a valle verso l’acqua?
Quella notte gli animali sono tutti svegli. Improvvisamente tutto è chiaro a Metà quando vede la corona rossa che avvolge la cima della montagna, deve scappare dalla montagna che brucia. La volpe corre, corre, fino ad arrivare ad un nastro liscio, a un prato duro e nero, sconosciuto e colloso. E all’improvviso un colpo, poi, il nero. 
Metà venne trovata da un pompiere e raccolta dall’asfalto con una delicatezza inaspettata dall’animale (“marzanè, mischinedda”). 

In clinica c’è un apocalisse: ci sono animali ustionati, morenti, con le zampe bruciate, che non si reggono più in piedi e che hanno perso la vista per le fiamme. 
Per gli animali tutto questo è strano, per Metà, che è appena arrivata in clinica, è incomprensibile il fatto che l’uomo, di cui la mamma aveva sempre parlato riferendosi ad un animale pericoloso, dia lei del cibo, delle cure e persino delle carezze. 

Ben presto la volpe, capisce che gli umani si riferiscono a lei chiamandola Metà. Si rende allora conto di non sentire per niente le zampe anteriori, come se l’avessero tagliata a metà. Nella clinica non è sola, ci sono tutti, anche gli animali della siepe: ricci, conigli, ma anche cervi e cinghiali che giorno dopo giorno perdono pezzi delle loro zampe carbonizzate. Comincia a riconoscere una “femmina che veniva sempre a salutarla” chiamata Monica che spesso le portava cose da mangiare. La Grande Tana dell’uomo non risulta più così spaventosa come sembrava all’inizio.

Metà non potrà mai più tornare in natura, nella foresta dove è cresciuta, non sarà mai capace di farlo. La sua è solo una delle storie dei duecento animali ricoverati a seguito dell’incendio sul Montiferru e sui territori limitrofi dell’Oristanese, evento rimasto nei cuori di tanti non solo per l’entità del dramma, ma anche per l’ampiezza dell’onda di vicinanza arrivata da tutta Italia e non solo, a sostegno delle popolazioni colpite. Raccontata nelle pagine de “L’incendio del bosco grande” a due voci da Monica Pais, l’autrice del libro, e Metà, la piccola volpe sopravvissuta, la storia dell’incendio del grande bosco della montagna ci arriva come il racconto della lotta per la salvezza e la salvaguardia di ciò che abbiamo più caro: il mondo naturale a cui noi stessi apparteniamo.

A cura di Chiara Pillicu


Immagine di brgfx su Freepik

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