La rubrica dedicata ai campioni del Gramsci-Amaldi.


Lettere come manifesto contro la violenza

Per questo nuovo articolo della rubrica dei Fuori-classe abbiamo intervistato Lucilla di 3ALC, ideatrice e scrittrice delle lettere portate in scena la scorsa Notte Nazionale del Liceo Classico, in particolare due: una destinata ad una donna, mentre la seconda parla di due soldati. Entrambe sono state riproposte alla replica del 01/12/2023 come Open Day del Liceo classico, ma senza indugi passiamo all’intervista.

– Come è nata l’idea di scrivere e portare in scena delle lettere?
L: “L’idea è nata perché essendo la “parola” il tema della Notte del Classico di quest’anno, dal quale trarre ispirazione, ho riflettuto su quale potesse essere uno dei metodi più diretti per evidenziare il potere delle parole e le loro conseguenze dirette sulla società. Sono arrivata alla conclusione che, al giorno d’oggi, le lettere sono strumenti di comunicazione andati perduti e sostituiti con sintetici messaggi privi di emozione. Basta pensare a quanto sia significativo il passaggio della stessa carta dal mittente al destinatario ed è quindi per questo che abbiamo intrapreso l’idea. Ho poi deciso di concentrarmi su quattro problematiche strettamente attuali che colpiscono giornalmente la società riflettendo su come davvero una lettera potrebbe cambiare il pensiero non solo di chi la scrive, ma soprattutto di chi la riceve”.

– Avevi già la passione della scrittura?
L: “Sì, la mia passione per la scrittura nasce da quando ero alle elementari, in quanto la mia maestra fin da subito ci aveva “instradato” nel mondo dei libri e della scrittura creativa. Ho sempre scritto in modo strettamente personale e privato, ma ho anche avuto le mie prime occasioni di pubblicazione: la prima di due testi, nel 2021, tramite la pubblicazione di “Vogliamo la luna” di Daniela Palumbo, autrice di libri per ragazzi che conoscevo già alle elementari, e la seconda di poesia attraverso il concorso letterario “Carta Bianca”, proposto dalla mia insegnante di italiano”.

– Ti sei ispirata a qualche caso di cronaca?
L: “No, non ho preso ispirazione da nessun caso specifico, ma da un insieme di avvenimenti che perdurano da tempo e che evidenziano le difficoltà di una società stereotipata e mentalmente chiusa, che ha perso la cura della comunicazione e dell’arte del migliorare. Le lettere quindi rappresentano una realtà purtroppo utopica, nella quale la forza della parola riesce a plasmare i pensieri e le azioni con la prospettiva di un miglioramento comune”.

– Come è stato vedere tutta la platea in piedi?
L: “Il vedere le persone alzarsi in piedi è stata una soddisfazione per l’intera classe, ma soprattutto perché ha significato che il messaggio che si voleva dare è arrivato al pubblico e la forza della parola ha mostrato la sua efficacia”.

Grazie mille Lucilla per questa intervista e la rubrica vi aspetta per il prossimo articolo.

Intervista a cura di Emma Serra


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