Vi siete mai chiesti cosa c’è al di là delle terre, delle usanze che conoscete e con cui avete a che fare ogni giorno? Ogni sabato preparatevi a scoprire tante curiosità e storie affascinanti sulla terra e i suoi popoli, per viaggiare con noi intorno al mondo.


Quando la globalizzazione si diffuse tra gli anni ’90 e 2000, molte aziende delocalizzarono le proprie fabbriche in Paesi in cui la manodopera era a basso costo e in grande quantità. Ma cosa accade se l’influenza dell’azienda è così opprimente da cambiare le abitudini alimentari del luogo?

Tutti conosciamo la Coca-Cola, la bibita gassata per eccellenza, parte integrante di feste e cene in compagnia; il suo modello aziendale è molto interessante: invece di avere una fabbrica principale, più qualche altra in pochi Paesi, e spedire poi il prodotto in tutto il mondo, Coca-Cola ha stabilimenti quasi in ogni parte del mondo, in cui si produce e si imbottiglia ogni singola bevanda prodotta (Coca-Cola per l’appunto, Fanta, Sprite…).

Uno di questi si trova in Messico, più precisamente a San Cristóbal De Las Casas, nel Chiapas, dove la multinazionale ha avuto terreno fertile grazie a due fattori: l’estrema abbondanza d’acqua (l’area è tra le più piovose del Messico e in più è ricchissima di falde sotterranee) e il finanziamento ininterrotto da parte del governo federale per lo sfruttamento del territorio, con una “promessa”: migliorare la vita degli abitanti.

Nello stato centro-americano la Coca-Cola è vista come una bevanda mistica che non solo cura da molti mali, ma riesce, secondo la cultura locale, a dare dei poteri psichici; viene inoltre offerta alle divinità locali in dono per molti riti. Tutto questo contribuisce a farlo risultare come il Paese col consumo pro-capite maggiore al mondo.

A distanza di più di mezzo secolo, però, la situazione nella regione non è migliorata quasi per nulla, anzi l’incessante sfruttamento e la costante presenza ha avuto un impatto negativo sulla vita dei messicani: l’acqua potabile è così sovra-sfruttata che non ne rimane altra per la vita quotidiana (paradossale, se consideriamo la realtà della regione).

Nel migliore dei casi l’acqua c’è, ma è piena di coloranti e prodotti chimici di scarto, risultando inutilizzabile; per cercare di arginare il problema, sono state attuate alcune opere statali, ma con pochi effetti, e gli abitanti hanno adottato una soluzione più semplice quanto dannosa: sostituire totalmente l’acqua con la Coca-Cola.

La bevanda infatti costa meno ed è più reperibile; i lati negativi tuttavia vanno dalla costante dipendenza nei confronti della multinazionale all’aumento esponenziale del diabete di tipo 2, con tutte le malattie che esso comporta: cecità, obesità e complicazioni cardiovascolari. Si stima che nel Chiapas ogni singola famiglia ha almeno un membro diabetico.

Qualcosa però sta cambiando: nuove tasse e politiche volte a frenare il consumo di bibite gassate e zuccherate, introdotte negli ultimi 10 anni, sembrano avere gli effetti voluti, anche se la strada per migliorare veramente le condizioni di vita del luogo è ancora purtroppo molto lunga.

A cura di Francesco Contu


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