Ogni mercoledì le innovazioni si fanno protagoniste di questa rubrica. Approfondimenti su fisica, scienza e tecnologia raccontati dagli occhi degli studenti per gli studenti.


Nel 2016 l’imprenditore statunitense Elon Musk, insieme all’aiuto di altri investitori, fondava Neuralink, una società di ricerca medica con sede in California. L’obiettivo di questo progetto è quello di sviluppare delle “Brain Computer Interface”, ovvero dei chip elettronici in grado di comunicare ed interagire col cervello, completamente impiantabili ed esteticamente invisibili. Questi chip potrebbero poi essere utilizzati in campo medico per il trattamento di diverse condizioni mediche come per esempio il morbo di Parkinson.

Recentemente è stata concessa dalle autorità di regolamentazione statunitensi l’approvazione per iniziare i test di questi chip sull’uomo. “Si tratta di un primo passo importante che consentirà un giorno alla nostra tecnologia di aiutare molte persone“, ha scritto l’azienda Neuralink sul proprio account Twitter, aggiungendo poi che le iscrizioni per le prime cavie tuttavia non sono ancora iniziate.

Nonostante Musk abbia ricevuto quest’autorizzazione solo recentemente, già da un po’ i test sugli animali erano ammessi; uno di questi esperimenti, reperibile anche sulla piattaforma di condivisione video Youtube, è stato postato ormai due anni fa col nome di “Monkey MindPong”.

La cavia è un macaco di nove anni con un chip di Neuralink impiantato nel cervello. L’esperimento consiste nel far giocare il macaco ad un semplice gioco e quando completa la sfida viene ricompensato. Inizialmente utilizza un joystick per controllare il gioco, poi dopo un certo lasso di tempo questo viene completamente disattivato; la scimmia continua a muovere lo stesso il joystick, come se fosse funzionante, tuttavia riesce a completare il gioco usando solo la mente.

Probabilmente ci vorrà ancora del tempo, ma magari tra qualche anno potremo giocare ai nostri videogiochi preferiti senza neanche bisogno di un dispositivo esterno, ci basterà solo il nostro cervello e un piccolo chip.

A cura di Davide Conen