In questa rubrica le notizie provengono dalla caverna, come l’uomo del mito di Platone e, proprio come lui, uscendo acquisiscono una nuova luce e nuove conoscenze. Per questo motivo qui ci proponiamo di raccontare ogni giovedì quella filosofia che è al centro della vita dell’uomo da millenni.
La scelta dell’asino: il paradosso di Buridano
Il Trecento fu un secolo ricco di interessanti ricerche nell’ambito della filosofia della natura, i “fisici” del XIV secolo elaborarono teorie e metodi sensibilmente originali rispetto all’aristotelismo. I centri maggiori di queste indagini furono Oxford e Parigi.
La scena della fisica parigina venne dominata dalle due grandi figure di Nicola Oresme e Giovanni Buridano. Buridano, divenuto maestro delle Arti, decise eccezionalmente di ricoprire quel ruolo per tutta la vita. Autore di un importante commento alle Summule Logiche di Pietro Ispano, basò il suo pensiero filosofico sulla Fisica e sul Cielo di Aristotele, di cui tratta nelle Questioni. Una delle sue dottrine più famose è quella dell’impeto, elaborata per risolvere un problema della dinamica aristotelica in merito al moto dei proietti già avanzata da Giovanni Filipono.
Al giorno d’oggi però, il nome di Buridano è noto anche ai non esperti di filosofia a causa del paradosso dell’asino. Il paradosso immagina un asino posizionato esattamente in mezzo a due mucchi di fieno identici che, non sapendo decidersi per l’uno o per l’altro, finisce per morire di fame. Al giorno d’oggi, “fare come l’asino di Buridano” significa non sapersi risolvere nella possibilità tra due azioni e rimanere fermi nell’indecisione.
L’apologo esemplifica perfettamente il momento della scelta: solitamente si presuppone che una delle due scelte sia quella sbagliata, ma è impossibile stabilire quale. L’indecisione è la chiave di lettura del paradosso, perché esattamente come l’animale anche l’uomo si ritrova per questa causa a rimanere nell’indifferenza, scegliendo la strada peggiore. Nella realtà la drastica morte dell’asino è rappresentata dalle conseguenze del non prendere una scelta, della non azione: spesso lasciamo che siano gli altri a prendere decisioni per noi o vediamo una delle due scelte sfumare perché non siamo stati capaci di coglierla in tempo.
L’origine remota del paradosso sembra risalire a un inciso fatto da Aristotele nel Cielo, ma, in realtà, negli scritti di Buridano l’esempio è assente. Chi l’ha inventato potrebbe averlo attribuito al filosofo nel tentativo di ridicolizzare la sua concezione del rapporto tra la volontà e l’intelletto. Secondo Buridano la volontà è incline a seguire l’azione che l’intelletto le presenta come migliore, ma nel caso in cui l’intelletto non sappia cosa sia meglio fare, la volontà ha il potere di trattenere e rinviare la propria scelta. Ciò non significa però che la scelta rimanga necessariamente in sospeso, ma solo che la volontà ha la facoltà di scegliere o meno. Buridano inoltre non avrebbe mai, in questo contesto, parlato di un asino, poiché egli riteneva volontà e intelletto la distinzione tra gli uomini e gli animali privi di ragione.
Il paradosso fu oggetto di riflessione per altri filosofi, come per esempio Spinoza, che lo analizzò nell’Etica per dimostrare che il libero arbitrio non esiste o come Leibniz, che nei suoi Saggi di teodicea osservò che in natura non esistono due realtà uguali e perciò l’azione umana è sempre guidata da una causa. Al paradosso si ispirò anche Voltaire, che compose una poesia ispirata al tema.
Troviamo, legati sempre a questo tema e sullo stesso modello, degli esempi antecedenti a quello di Buridano:
“Intra due cibi, distanti e moventi
d’un modo, prima si morria di fame,
ch’liber omo l’un recasse ai denti”
(Dante, Paradiso IV, vv. 1-3)
“Tigris ut auditis diversa valle duorum exstimulata fame mugitibus armentorum nescit,
utro potius ruat, et ruere ardet utroque“
(“Come una tigre, eccitata dalla fame, sentendo in due valli distinte muggire due armenti, non sa su quale dei due avventarsi e vorrebbe avventarsi su entrambi”)
(P.Ovidio Nasone, Metamorfosi 5, 164-166)
A cura di Chiara Pillicu
Leggi anche le puntate precedenti:
L’Entusiasmo come ispirazione poetica
“Dante e la filosofia: dalla Politica ai Trattati“: prima parte; seconda parte.
“La scienza è veramente oggettiva?”
“Il fuoco come principio del mondo”
“Dall’allievo al maestro: intervista doppia a Platone e Socrate”
“Il concetto di identità fra verità e menzogna”
“È egoista chi ama se stesso? Ci risponde Aristotele”
“Uno o tre? Il tempo nell’Antica Grecia”
“L’epicureismo nel tempo: come la sua riflessione può esserci utile ancora oggi”
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