In questa rubrica le notizie provengono dalla caverna, come l’uomo del mito di Platone e, proprio come lui, uscendo acquisiscono una nuova luce e nuove conoscenze. Per questo motivo qui ci proponiamo di raccontare ogni giovedì quella filosofia che è al centro della vita dell’uomo da millenni.


L’Entusiasmo come ispirazione poetica

L’entusiasmo nasce dalla cultura greca nel termine ἐνθουσιασμός (“enthousiasmòs”), composto da εν (“en”= “in”, “dentro”) e θεός (“theòs”=divinità), che tradotto letteralmente significa “con Dio dentro di sé”, “invasamento divino”, ed indica sin dalle sue origini una situazione di esaltazione fisica e psichica tanto grande da portare a una condizione di follia. Essa nel mondo antico non era considerata con un’accezione negativa, ma al contrario era ritenuta un dono degli dei, che portava a coloro cui era donata una situazione di delirio creativo, per questo in particolare veniva associata alla condizione dei poeti.

Platone è il primo che si dedica diffusamente agli studi riguardo questo argomento: nel Fedro ne distingue quattro tipi. Il primo è quello generato da Apollo, che causa il delirio profetico; poi c’è quello mistico, generato da Dioniso; le Muse invece conducono al delirio poetico; Afrodite ed Eros infine sono alla base del delirio amoroso. All’interno dello Ione parla dell’importanza dell’entusiasmo nella poesia, infatti dice che i poeti non sarebbero in grado di poetare e di cantare se non invasati e ispirati dal potere della divinità.

L’entusiasmo è quindi il componente necessario per “fare poesia”, che permette di distaccarsi dalla razionalità tipica dell’uomo. Si può comporre solo quando si è in preda all’enthusiasmòs e quando si ritorna allo stato di razionalità non ci si ricorda più che cosa si è composto precedentemente.

Correttamente potremmo quindi chiamare indovini coloro che poco fa indicavano, profeti, indovini e tutti i poeti; e potremmo sostenere che anche i politici sono divini e invasati non meno da costoro, essendo ispirati e posseduti dal dio, quando riescono a dire molte e grandi cose, senza sapere nulla di ciò che dicono” (Platone, Menone).

Nella tradizione neoplatonica il termine è stato applicato alla teoria dell’estasi di Plotino e considerato come atto conoscitivo dispensato dalla fede (vedasi a tale proposito Proclo, Teologia platonica).

L’autore anonimo dello scritto Del Sublime conferma questo dicendo che il “soffio entusiastico” fornito dalla divinità rappresenta un fondamento per l’arte.
Giordano Bruno è stato invece il primo che nel De gli eroici furori ha distinto l’entusiasmo religioso, che consiste nell’essere posseduti dalla divinità, dall’entusiasmo naturale, cioè il rafforzamento della capacità razionale, finalizzato all’attività filosofica.

L’entusiasmo quindi, per quanto oggi il suo significato è stato mutato in una forte sensazione di gioia, nel desiderio per qualcosa o nella forte dedizione nei confronti di una causa o di un ideale, è in filosofia l’ispirazione poetica donata da un dio che porta a una condizione di irrazionale follia.

A cura di Laura Coghe


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