La rubrica che dà voce al personale del Gramsci-Amaldi, intervistato dalla redazione.
L’esperienza al servizio della scuola: intervista alla signora Anna Carta
Questa settimana è stata intervistata una nostra collaboratrice scolastica: la signora Anna Carta, molto amata da tutti nel nostro Istituto per la sua cordialità ed empatia.
-Che cosa fa, all’interno dell’Istituto?
A.Carta: “Lavoro in qualità di collaboratrice scolastica: generalmente sto al piano terra e mi occupo di gestire gli ingressi e le uscite e di avvisare alunni e docenti di ogni eventualità“.
-Da quanti anni lavora in questa scuola ?
A.Carta: “Dal 2006, quindi da ben 17 anni, e questo è l’ultimo anno prima della pensione; mi dispiace andarmene perché perderò il bel rapporto che ho costruito coi ragazzi, proprio ora che si stava ritornando al periodo pre-covid“.
-Com’è stato il suo primo giorno di lavoro?
A.Carta: “Bellissimo: dopo aver girato numerose scuole del Sulcis, dalla materna alle superiori, una volta entrata al Gramsci-Amaldi possedevo già un bagaglio di esperienza maturato con alunni e colleghi, ampio e completo“.
-Faceva altri lavori prima della collaboratrice scolastica?
A.Carta: “Tantissimi, a cominciare dal lavoro presso i cantieri comunali dove facevo cemento per i marciapiedi, poi negli uffici dell’ESAF (uffici per l’agricoltura n.d.s.), in società idriche come l’ERSAT, all’Upim e in mensa. Inoltre, agli inizi lavoravo nella fabbrica di bibite di mio padre, “Carta Michele”, dove producevamo aranciata, gazzosa, chinotto, spuma bionda, spuma nera e limonate interamente a mano; era una delle prime fabbriche di Carbonia“.
-Com’è il suo rapporto con i suoi colleghi e colleghe?
A.Carta: “Devo dire bello, sebbene in questi ultimi anni i rapporti si siano un po’ affievoliti, specialmente con il nuovo personale. Questo a causa del fatto che, vuoi la pandemia, vuoi il poco tempo libero, non si riesce ad organizzare qualcosa come prima; in più se in passato eravamo stabili, ora non è sempre così e ciò incide non poco sulla possibilità di scambiarsi aneddoti anche fuori dal lavoro“.
-E quello con gli alunni e le alunne, invece?
A.Carta: “Anche questo molto buono, anche se noto differenze tra i vari indirizzi: lo sportivo è più “libertino”, il classico è più “pacato”, lo scientifico e il linguistico sono “ambivalenti”; ciò nonostante penso che tutti i ragazzi siano sullo stesso piano, basta solo che ci sia qualcuno che li segua e ci sappia fare. Unico aspetto negativo è il fatto che, a causa dei vari ingressi dell’istituto, avere un contatto diretto con tutti i ragazzi è più difficile che in passato“.
-Cosa le piace di più e di meno in questo ambiente?
A.Carta: “In senso negativo, il non essere legati tra di noi come prima; in positivo, il fatto che, malgrado tutto, il lavoro fatto qui è ben fatto e lo si vede dalla costante crescita della scuola, che mette al primo posto i ragazzi. A me, infatti, dispiace sapere che un ragazzo si trasferisce in un altro istituto, perché questo significa che il ragazzo non è stato compreso e ascoltato pienamente da parte della scuola“.
-Cosa fa nel tempo libero?
A.Carta: “Malgrado il poco tempo libero a disposizione, vado in giro a cercare asparagi o funghi; qualche volta faccio una passeggiata oppure sto a casa a rilassarmi“.
-Quali sono le sue passioni?
A.Carta: “Per via di diverse patologie, ho abbandonato l’uncinetto, il punto croce e il decoupage ma amo ancora curare i fiori e, più in generale, il verde“.
-Se dovesse descriversi con degli aggettivi, come si descriverebbe?
A.Carta: “Credulona per alcuni aspetti, ma buona d’animo e altruista“.
-C’è una frase che le è rimasta impressa e che tiene a mente?
A.Carta: “Ai ragazzi dico sempre: “L’importante è uscire da qui, non importa con quanto”.
A cura di Francesco Contu
Leggi anche le puntate precedenti:
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“Tra calcoli e canto: intervista alla professoressa Basciu”
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