La rubrica che dà voce al personale del Gramsci-Amaldi, intervistato dalla redazione.


Un ingegnere di filosofia: intervista al professor Arangino

Questa volta ad essere intervistato per “Voci di corridoio” è il professor Sergio Arangino, docente del triennio di storia e filosofia, con alle spalle una lunga carriera e che ci svela una piccola verità sulle sue ambizioni del passato.

-Che materia insegna?
S.Arangino: “Filosofia e storia“.

-Da quanti anni insegna?
S.Arangino: “Ormai da più di 30 anni; ho iniziato a fare le prime supplenze nei primi anni ’90 e sono passato di ruolo nel 1997 a Lanusei“.

-Com’è stato il suo primo giorno di lavoro?
S.Arangino: “Diciamo che mi sono subito adattato all’ambiente scolastico delle medie, perché è lì che ho presentato la mia prima domanda di lavoro, in quanto laureando, per fare supplenze occasionali (sebbene prima accadesse che, per sostenere la domanda, alcuni insegnanti nei licei venissero direttamente assunti senza titolo o senza punteggio). Ricordo anche che il preside del liceo presso cui lavoravo era uno dei pochissimi ad essere laureato in Lettere e abilitato nell’intera zona del nuorese (erano solo in tre, se non ricordo male)“.

-Le è piaciuto sin dall’inizio la materia che insegna o ha avuto qualche difficoltà?
S.Arangino: “Difficoltà nessuna, anche perché ho sempre insegnato una materia che mi pareva coerente con lo studio fatto, cioè filosofia“.

-Ha pensato sin da subito di diventare professore?
S.Arangino: “No, anzi, appena uscito dal liceo disprezzavo proprio la possibilità di insegnare, tant’è vero che mi iscrissi in ingegneria pieno di aspettative come i miei colleghi. Avevo le ambizioni di un vincente che vuol fare tutto, meno che l’insegnante, ma venivo ingannato forse dagli “specchietti per le allodole” e dalla troppa ambizione (va detto che una sana e moderata ambizione è giusta ai fini di un’esistenza sana e piacevole). Molti fra noi colleghi hanno ridimensionato questa visione una volta iscritti all’università; io stesso lo feci e scoprii con piacere che anche fare il professore poteva essere più che stimolante. Per questo abbandonai la facoltà di ingegneria e percorsi la strada della filosofia“.

-Faceva altri lavori prima del professore?
S.Arangino: “Occasionalmente battevo a macchina per conto di mio zio che faceva perizie mediche per il tribunale e venivo pagato; tolto questo, ho sempre lavorato negli ambiti scolastici“.

-Andava bene a scuola? Com’era il suo rapporto con i suoi docenti?
S.Arangino: “Minima spesa e massima resa”: questo era la filosofia scolastica che mi guidava da studente opportunista qual ero; c’erano le materie umanistiche in cui applicavo meno la massima di studio descritta poc’anzi, perché mi piacevano maggiormente, mentre in quelle scientifiche mi attestavo quasi sempre sul sei (nonostante mi ostinassi a ripetermi che avevo un interesse anche per queste).
Per quanto riguarda i docenti, beh, era tutt’altra cosa: loro ci squadravano dall’alto in basso e anche la scuola stessa non era da meno; per quanto fosse cambiata a seguito dei movimenti del Sessantotto, era comunque molto più selettiva di quella odierna. Ai miei alunni ricordo sempre che dei 26 studenti che eravamo in prima, soltanto 7 arrivarono alla maturità o perché vennero bocciati o perché gli alunni stessi lasciavano la scuola (io stesso fui rimandato alcune volte)
“.

-Ha avuto problemi con i suoi compagni di classe?
S.Arangino: “No mai, eravamo una classe tranquilla e unita, ma fino a un certo punto, perché comunque penso che a 14-15 anni si abbia difficoltà a creare una socialità unita anche al di fuori della classe. Ciò accadeva allora come oggi, soprattutto per via di cellulari ed eventi come la pandemia. Ma questo lo si comprende solamente adottando una retrospettiva adulta: da ragazzi non ci si accorge minimamente di ciò“.

-Qual era la materia che le piaceva di meno?
S.Arangino: “Nonostante le mie preferenze, non ne avevo una in particolare, perché apprezzavo ogni singola materia scolastica e il suo valore di insegnamento; qualcuna era più semplice da studiare, altre richiedevano molta più costanza e tanto impegno per apprenderle appieno“.

-Cosa fa nel tempo libero?
S.Arangino: “Di solito leggo: ormai utilizzo quasi interamente gli e-book o internet per motivi di spazio mancante a casa mia e sempre su internet mi piace bazzicare di tanto in tanto. Infine, com’è consono alla mia età per mantenersi bene, pratico un po’ di sport“.

-Al di là dell’insegnare, quali sono le sue passioni?
S.Arangino: “Può sembrare scontato, ma la mia passione è studiare principalmente proprio le materie che insegno, anche se spesso ho la fissa per le lingue straniere; comunque sia, utilizzo il mio tempo libero per apprendere. Si potrebbe dire che approfondire la mia personale cultura sia la mia più grande passione“.

-Se dovesse descriversi con degli aggettivi, come si descriverebbe?
S.Arangino: “Mah, descriversi da sé è difficile, però direi comprensivo ed empatico come professore (cerco di mettermi nei panni dei miei alunni, ecco); come persona, invece, mi descriverei tranquillo, sereno e appartato. quest’ultimo aggettivo, in particolare, è dovuto al mio stile di vita: modesto e senza intenzione di voler scavalcare gli altri“.

-C’è una frase che le è rimasta impressa e che tiene a mente?
S.Arangino: “Non c’è ne una in particolare, così come non c’è un mio vero e proprio motto; il motivo sta nel fatto che tutto è importante e troppe sono le cose da dire. Ritengo che, alla fine, se si ha una conoscenza così generale da scorgere i vari collegamenti tra le idee apprese, si possa trovare il vero valore della conoscenza, così come fanno i filosofi. Non ne ho uno in particolare perché tutti hanno lasciato impresso qualcosa di loro stessi. (nds: penso che sia, implicitamente, il concetto che “guidi” il professore)“.

A cura di Francesco Contu

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“La voce del Signor Mauro”

“Intervista alla professoressa Ruggeri”

“Tra calcoli e canto: intervista alla professoressa Basciu”

“Dall’America all’Italia: intervista alla professoressa Paez”

“Dietro le porte della segreteria: intervista a Caterina Cossu”